Milano, pacchi Amazon bloccati
Continua lo sciopero alla SDA di Carpiano
Non accenna a diminuire la tensione nel deposito SDA di Carpiano, nel milanese, bloccato a metà settembre da alcuni lavoratori.
La situazione “è grave”: 70mila pacchi in ‘ostaggio’, tenuti fermi dallo sciopero dei facchini. E Poste Italiane, che controlla SDA, tenta l’ultimo appello, altrimenti si è detta pronta a chiudere il deposito delle consegne.
Lo sciopero, si legge in una nota congiunta diramata da Poste e SDA, “ha messo in ginocchio l’azienda e compromesso senza alcun dubbio le relazioni con gli attuali clienti”.
Tradotto? Società importanti come Amazon. Non solo: il blocco starebbe causando anche problemi igienico sanitari a causa della merce deperibile contenuta in alcuni pacchi.
“Tutte le possibili strade negoziali sono state percorse, sono stati esposti presso il Senato e in maniera reiterata presso tutte le Autorità competenti a livello territoriale, i fatti e le ragioni delle parti, a questo punto SDA ha l’assoluta necessità che le Istituzioni locali consentano alle maestranze di tornare nel proprio luogo di lavoro e di ritornare a svolgere il servizio per i fornitori, per i dipendenti e per i cittadini”, prosegue la nota.
Sciopero SDA Carpiano: i motivi della protesta
Le proteste sono iniziate il 18 settembre dopo un cambio appalto che ha aperto le porte dell’azienda a una nuova cooperativa e che – denuncia il sindacato – ha fatto perdere a diversi lavoratori le tutele del vecchio contratto.
La cooperativa Cpl – che forniva quarantatré dipendenti – è stata infatti sostituita dalla concorrente Ucsa, che – su pressione dei Sol Cobas – ha accettato di “inglobare” proprio quei dipendenti alle stesse condizioni economiche.
È qui, però, che Si Cobas ha deciso di intervenire, convinta che parità di “condizioni economiche” non significhi parità di tutele.
Il sindacato ha infatti chiesto a Ucsa – e la richiesta evidentemente non è stata ancora accolta – di eliminare esplicitamente dai contratti la possibilità di ricorrere alle novità introdotte dal Jobs Act in fatto di licenziamenti e di riconoscere agli ex dipendenti Cpl gli anni di anzianità di servizio e i “benefici” previsti dalla clausola sociale.