Veneto Banca, mail-diktat alle filiali
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Veneto Banca, le mail-diktat alle filiali: azioni, azioni, azioni.
Il carteggio interno che mette nei guai i direttori di area: continue pressioni sulle agenzie per spronarle a vendere titoli
TREVISO. Il mantra era: «Azioni, azioni, azioni». La reprimenda continua: «Purtroppo non ci siamo ancora, la scorsa settimana vi è stato un risveglio ma ora bisogna mettersi a camminare speditamente». Ma anche gli incoraggiamenti: «Abbiamo tenuto un passo abbastanza costante, ma non basta. Forza!».
Sono soltanto alcuni dei messaggi con i quali i responsabili di direzione territoriale di Veneto Banca spronavano, pressoché quotidianamente, i direttori di filiale a vendere quante più azioni possibili.
Centinaia di mail sono ora all’esame della magistratura per valutare eventuali responsabilità penali. Perché tutto questo accadeva non ai tempi d’oro dell’istituto, ma nel primo semestre 2013, quando il tracollo era imminente.
Le pressioni sui direttori. La valanga che travolge Veneto Banca si preannuncia nell’agosto 2013, con l’arrivo degli ispettori di Bankitalia. Gli uomini di Palazzo Koch concludono che c’è stata una sopravvalutazione del patrimonio di vigilanza, del valore delle azioni e una fin troppo allegra politica di concessione dei crediti; la relazione viene trasmessa alla Procura di Treviso.
Eppure ben pochi clienti, all’epoca, potevano prevedere il disastroso futuro. E non potevano farlo perché le filiali hanno continuato a vendere azioni fino all’ultimo, rappresentando – ritengono gli inquirenti – una situazione florida e distante dal reale.
Ma i direttori delle singole strutture – quelli a cui i piccoli risparmiatori si rivolgevano con fiducia affinché amministrassero i soldi di una vita di lavoro – loro, erano consapevoli della situazione?
I gruppi di risparmiatori che hanno fatto querela, ritengono di sì. Un dossier, con estratti del carteggio intervenuto tra i responsabili di area di Veneto Banca e i direttori di filiale nel primo semestre del 2013, è ora all’esame della magistratura.
Una cosa è certa: i referenti degli uffici del territorio erano sottoposti a pressioni continue e pesanti per collocare le azioni. Ecco solo alcuni dei messaggi, centinaia, che ricevevano in quel semestre.
Le mail. I bancari sono appena rientrati dalle ferie di Natale quando, alle 16 dell’8 gennaio 2013, arriva ai responsabili delle aree di Treviso, Padova e Rovigo, la mail della direzione per il Centro Nord: «Forza ragazzi, adesso che siamo tutti rientrati».
È un richiamo a rimboccarsi le maniche per piazzare i prodotti Veneto Banca, come apparirà chiaro nelle mail dei mesi successivi. La settimana dopo il responsabile dell’area si dice «molto preoccupato per le filiali in marcato ritardo più che altro perché da giorni non vedo segnali di risveglio… è il caso che ognuno faccia la propria parte».
Il 22 gennaio nuova esortazione: «Forza ragazzi ancora troppi rossi». E quale sia l’obiettivo viene ribadito il 19 febbraio: «Nell’ottica di una costante attenzione al tema del patrimonio ritorniamo a concentrarci sulle nostre azioni».
Nella stessa mail vengono dati i numeri da raggiungere: 11 mila soci e 1 milione di pezzi da collocare entro il 20 aprile. Evidentemente però i direttori non vendono quanto dovrebbero vista la mail del 26 febbraio: «Purtroppo non ci siamo. Il budget di quest’anno sarà più impegnativo rispetto al 2012 per cui se non aumentiamo il ritmo ho la sensazione che arriveranno parecchi D-Day».
In aprile nuova reprimenda: «Vi sono filiali che continuano a sottoscrivere qualcosa e altre che sono ferme ed impietrite, non è certo questo che dobbiamo trasmettere ai clienti!».
E ancora: «Cerchiamo di smuoverci dal torpore».
Ecco il messaggio che il 26 aprile i responsabili di area si scambiano con riferimento all’intenzione dei clienti di vendere azioni: «Sto trattando continuamente con coloro che mi hanno manifestato l’intenzione di vendere, confido che l’aumento del prezzo posso calmare qualcuno, ma per altri la scelta viene dalla volontà di diversificare gli investimenti: mi riferisco a nominativi per i quali la % di azioni VB sul patrimonio supera il 50%. Credo che unendo le forze qualche vendita possa essere sospesa o rinviata».
Il 24 maggio una mail dalla direzione territoriale con una sola parola, ripetuta: «Azioni, azioni, azioni». Il 5 giugno: «Sempre a rilento, dobbiamo fare meglio. Le motivazioni sono risapute». Il 25 giugno viene ribadito l’obiettivo: «100 (buone) azioni per filiale al giorno». Il 4 luglio: «Finalmente una settimana da Padova con buoni volumi e soprattutto un bel numero di soci».
Sabrina Tomè