Veneto Banca
Azione di responsabilità sui vecchi vertici
Per i soci un’ipotesi conciliazione al 20 %.
Gli azionisti di Veneto Banca hanno dato il via libera all’azione di responsabilità proposta dal cda dell’istituto contro gli ex componenti del cda e del collegio sindacale e, per quanto riguarda Vincenzo Consoli, per anni dominus dell’istituto, anche per il periodo in cui è stato direttore generale. Alla votazione ha partecipato il 97,69% del capitale sociale, di cui il 97,64% è in mano al fondo Atlante che ha sottoscritto, a giugno, l’aumento da 1 miliardo necessario per salvare l’istituto. A dire sì il 99,998 dei soci, mentre i contrari sono stati lo 0,0001% e gli astenuti lo 0,0001%. Dal cda è arrivata la proposta di partire dai «profili di responsabilità legati alle gravi irregolarità riscontrabili nella gestione della Banca, con esclusione dei profili di mera irregolarità contabile», riservandosi poi «successivi approfondimenti». L’azione di responsabilità che ha ricevuto il via libera dai soci non riguarda poi «i profili oggetto di contestazione nei procedimenti sanzionatori attivati dalle Autorità di Vigilanza e oggetto di specifico accertamento penale», per cui si attendono i risultati delle istruttorie.
Quella di partire soltanto da alcune posizioni e aspetti, scelta duramente criticata da diversi piccoli azionisti, è una strada che Veneto Banca ha deciso di percorrere per «intraprendere da subito un’azione di responsabilità ben fondata», così da dare anche «un segnale forte» a stakeholder e autorità di vigilanza. «Avete detto che sembra la montagna che ha partorito il topolino – ha sottolineato il presidente Massimo Lanza – l’azione di responsabilità richiede un’autorizzazione dell’assemblea: oggi date al cda l’autorizzazione a un percorso. Che è complesso, ma che noi abbiamo voluto si traducesse da subito in un’azione immediata. Le posizioni da cui abbiamo deciso di partire fanno parte di un metodo: da qualche parte bisognava cominciare e ci è sembrato che partire dai grossi affidamenti fosse il modo più facile per iniziare».
In particolare il faro è puntato su 40 operazioni, con operazioni comprese fra il gennaio 2006 e l’aprile 2014, scegliendole fra quelle classificate come deteriorate, fra quelle che hanno subito maggiori svalutazioni o stralci, fra quelle in cui il valore di queste operazioni è superiore a 1 milione e fra quelle su cui Bankitalia ha posto in evidenza. «L’attività di analisi svolta ha permesso di individuare la presenza di anomalie nella fase di concessione e successiva gestione degli affidamenti unitamente a potenziali responsabilità in capo ai soggetti deliberanti con particolare riferimento ai membri del consiglio di amministrazione», spiega la banca nella relazione votata dai soci.
Un testo in cui si legge nero su bianco che spesso al cda arrivavano da votare delibere con informazioni «carenti o del tutto assenti» su eventuali criticità delle controparti. Le 40 posizioni esaminate, in totale, valgono circa 402 milioni di esposizione, con perdite e accantonamenti per circa 198 milioni. Le verifiche effettuate dai consulenti della banca, poi, hanno evidenziato comportamenti legati «all’irregolare gestione degli ordini di compravendita» dei titoli dell’istituto, con Veneto Banca che assumeva «specifiche obbligazioni negoziali in favore di determinati clienti/azionisti nella prospettiva di favorire il mantenimento o l’accrescimento della partecipazione azionaria dei medesimi nella banca», pagamenti a consulenti resi anche senza che i servizi fossero svolti, anomalie sulle assunzioni, stipendi e acquisto di opere d’arte e altri beni. Su questo punto, in particolare, la banca ha segnalato «come di particolare rilievo, anche per l’entità dei pregiudizi derivati all’istituto, le vicenda denominate “Castagner” e “Scanferlin””, ovvero quelle riferite ad alcuni dei soci forti della controllata Bim.
Il Sole 24 ore