Sentenza Banca delle Marche - Tribunale di Ancona n. 168/23

La sentenza del Tribunale di Ancona n. 168/23 riguarda il procedimento penale nei confronti di vari imputati, tra cui ex dirigenti e membri del consiglio di amministrazione di Banca delle Marche S.p.A. e della sua controllata Medioleasing S.p.A. Il provvedimento giudiziario si concentra su reati di bancarotta fraudolenta, bancarotta impropria e altre violazioni della normativa bancaria.
Gli imputati, tra cui Michele Giuseppe Ambrosini, Paolo Arcangeletti, Massimo Bianconi e altri, erano dirigenti e amministratori della banca tra il 2006 e il 2013. Alcuni erano anche membri del consiglio di amministrazione di Medioleasing.
Gli imputati sono stati accusati di gravi violazioni in ambito bancario, con particolare riferimento a:
Bancarotta fraudolenta per distrazione patrimoniale: indebite concessioni di credito, operazioni dolose e dissipazione di risorse.
Bancarotta impropria: mancata rilevazione di crediti deteriorati e falsificazione della situazione patrimoniale della banca.
Altri reati finanziari: abuso di potere e violazioni delle normative di concessione del credito.
La banca è stata posta in gestione provvisoria dalla Banca d’Italia nel 2013, poi in amministrazione straordinaria, e infine in liquidazione coatta amministrativa nel 2015.
Ispezioni della Banca d’Italia (tra il 2006 e il 2013) hanno evidenziato gravi irregolarità nella gestione del credito e sanzionato la banca.
Il dissesto è stato aggravato da una strategia di concessione di finanziamenti ad aziende prive di adeguate garanzie, spesso riconducibili a rapporti personali tra i beneficiari e i dirigenti della banca.
La sentenza analizza numerose concessioni di finanziamenti illeciti a favore di diversi gruppi imprenditoriali (ad es. Gruppo Ciccolella, Gruppo Casale-De Gennaro, Gruppo Lanari).
Le erogazioni avvenivano con istruttorie carenti e senza reali garanzie patrimoniali.
Molti finanziamenti venivano utilizzati per ripianare debiti pregressi, aggirando le normative sulla segnalazione del rischio.
Le operazioni erano accompagnate da una costante riclassificazione contabile per occultare la reale esposizione debitoria.
Alcuni imputati sono stati ritenuti responsabili di aver contribuito al dissesto finanziario della banca attraverso condotte fraudolente.
La sentenza affronta le responsabilità individuali di ciascun imputato sulla base delle loro funzioni e delle decisioni adottate nei rispettivi ruoli.
Sono state emesse condanne e stabilite le responsabilità civili per i danni subiti dalla banca e dai suoi creditori.
La sentenza evidenzia quindi un quadro di gestione fraudolenta, caratterizzato da abuso di potere, concessione di finanziamenti senza garanzie e occultamento delle perdite. Le violazioni hanno portato alla crisi della Banca delle Marche, determinando il suo commissariamento e la successiva liquidazione.