Truffa dell’Oro - Global Group Consulting

In esito a un’articolata attività investigativa condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, unitamente ai reparti territorialmente competenti della Provincia Autonoma di Trento, è stata portata a compimento un’indagine di rilevante portata concernente la società Global Group Consulting S.r.l. Tale attività investigativa, conclusasi in data 20 gennaio 2025, ha consentito di accertare che la predetta società, in luogo dell’impiego delle somme di denaro conferite dagli investitori negli investimenti previamente concordati, ha invece destinato tali risorse al pagamento dei rendimenti promessi agli investitori precedentemente aderenti, ponendo in essere una struttura di tipo piramidale riconducibile allo schema Ponzi.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano ha, all’esito delle attività d’indagine, proceduto a disarticolare l’associazione, disponendo l’arresto di cinque soggetti, mentre due ulteriori indagati, identificati quali il principale ideatore Samuel Gatto e la consorte Stefania Conti Gallenti, risultano attualmente irreperibili.
Le condotte fraudolente contestate si fondavano sulla raccolta di capitali presso investitori ai quali veniva prospettata la possibilità di impiegare somme di denaro per l’acquisto di lingotti d’oro. Detti beni venivano trattenuti dalla società a titolo di deposito fiduciario e, secondo le intese contrattuali, destinati a fungere da garanzia per investimenti in strumenti finanziari riferibili a società operanti nei settori farmaceutico e della produzione di materiale sanitario. Gli importi investibili variavano in tagli da 10.000, 30.000 e 60.000 euro, con la promessa di rendimenti del 3-4% su base mensile, con una proiezione di guadagno annuo oscillante tra il 40% e il 48%. Tuttavia, in base alle risultanze investigative, emerge che solo una minima parte delle somme raccolte (pari al 15% circa) sia stata effettivamente destinata all’acquisto di oro fisico, mentre la quota restante è stata impiegata per corrispondere i rendimenti agli investitori iniziali e per finalità estranee al mandato conferito, tra cui l’erogazione di compensi agli ideatori della frode.
Si stima che il numero complessivo degli investitori coinvolti si attesti intorno alle 5.000 unità e che l’ammontare complessivo delle somme illecitamente raccolte dalla società sia pari a circa 89 milioni di euro.
Le ipotesi di reato contestate agli indagati comprendono l’associazione per delinquere (art. 416 c.p.), l’esercizio abusivo di attività finanziaria (art. 132 T.U.B.) e la truffa aggravata (art. 640 c.p.).
Lo schema Ponzi posto in essere costituisce una delle tipologie di frode finanziaria più diffuse, caratterizzato dalla promessa di rendimenti elevati e garantiti, apparentemente giustificati dalla presunta stabilità e crescita del mercato dell’oro. Tale meccanismo fraudolento, in numerosi casi, viene corroborato dall’esibizione di documentazione artefatta, certificati e conti fittizi volti a simulare profitti inesistenti. Gli investitori iniziali, ricevendo effettivamente i rendimenti promessi, si trasformano inconsapevolmente in promotori dello schema, inducendo amici e parenti ad aderire al sistema.
Tuttavia, al collasso dello schema Ponzi, la maggioranza degli investitori subisce ingenti perdite, senza alcuna possibilità di recupero delle somme versate o di ottenere un valore compensativo corrispondente agli investimenti effettuati.