«I beni ceduti ai parenti»
Un esposto accusa gli ex
TREVISO Cessioni fittizie di case e appartamenti a mogli e figli per “liberarsi” di beni a rischio di sequestro. È l’accusa, pesante, che l’avvocato Sergio Calvetti muove contro i vecchi vertici delle popolari venete: Vincenzo Consoli, Flavio Trinca e Franco Antiga per Veneto Banca, Samuele Sorato per la Popolare di Vicenza.
È un vero dossier quello messo assieme dall’avvocato Calvetti. «Abbiamo prontamente informato le Procure della Repubblica interessate dai procedimenti istruttori contro gli amministratori indagati», spiega il legale trevigiano che segue decine di soci delle due ex popolari, ora sul piede di guerra, «e abbiamo chiesto il sequestro dei beni e la revoca delle vendite fittizie effettuate, comprese le costituzioni dei fondi patrimoniali, tipiche operazioni di fuga dei patrimoni».
Una vera spogliazione, secondo Calvetti. Peggio: «È evidente come i tentativi di liberarsi dei propri patrimoni manifestino la consapevolezza dell’attività illecita commessa. D’altra parte chi è che fugge se non il ladro?». Parole pesanti, delle quali l’avvocato si assume la responsabilità senza alcun timore, fino ad arrivare a portare il dossier sui tavoli dei pubblici ministeri competenti.
Calvetti spiega come è nata la volontà di indagare su questo aspetto: «In conseguenza di quanto era stato riferito dai media, e in particolare da Report, abbiamo effettuato le verifiche sui maggiori esponenti apicali delle due banche venete ridotte a valore zero, constatando che hanno trasferito a mogli e figli il proprio patrimonio immobiliare e mobiliare con atti all’evidenza fraudolenti, come potete leggere dalle visure e dagli atti notarili». Tra gli atti raccolti dall’avvocato Malvestio, per esempio, ce n’è uno datato 16 aprile 2014.
Davanti al notaio Paolo Talice di Treviso siedono Vincenzo Consoli, allora direttore generale e amministratore delegato di Veneto Banca, e la moglie Maria Rita Savastano. Sottoscrivono la «costituzione di un fondo patrimoniale» al quale destinano «a far fronte dei bisogni della famiglia» il palazzo “Anti-Veronese” di Vicenza, di proprietà fino ad allora di Vincenzo Consoli. Dieci giorni dopo questa creazione del fondo patrimoniale, l’assemblea di Veneto Banca sancirà l’addio dello stesso Consoli. Tutto legale, legalissimo. Secondo l’avvocato Calvetti, però, il timing sarebbe indicativo del tentativo «di liberarsi dei propri patrimoni» con «la consapevolezza dell’attività illecita commessa». Quattro mesi prima di Consoli, anche l’allora presidente Flavio Trinca è andato dal notaio. Anche lui lo ha fatto assieme alla consorte, Alda Boscaro, in regime di separazione dei beni così come Consoli e moglie.
Siamo sempre davanti la scrivania del notaio Paolo Talice, Treviso, via Silvio Pellico. Anche loro firmano in calce alla creazione di un «fondo patrimoniale ai sensi e per gli effetti dell’articolo 167 del codice civile, destinando a far fronte ai bisogni della famiglia i seguenti beni immobili», e segue la lista di case e appartamenti a Montebelluna, Jesolo, Cortina d’Ampezzo. Su alcuni degli immobili, per Trinca come per Consoli, grava un’ipoteca: di Veneto Banca. Anche qui: tutto lecito e legale, ma Calvetti chiede alla magistratura di accertare se sotto ci sia proprio la volontà di “spogliarsi” del patrimonio immobiliare prima del tracollo della banca. «Comunque non funzionerà», conclude Calvetti, «perché anche i beni fatti confluire nei fondi patrimoniali per la famiglia sono attaccabili». Per Antiga, invece, ci sarebbero delle compravendite,così come per Sorato che ha ceduto immobili a Noale e Jesolo a moglie e figli.
@fabio_poloni TRIBUNA DI TREVISO 1 GIUGNO 2016