La Stampa: "Assume un farmaco contro la calvizie e
rimane impotente, il caso in procura"
La sostanza sotto accusa è il Finasteride,
principio attivo del Propecia, distribuito dalla Merck Sharp & Dhome
La Stampa articolo di Monica Serra – Pubblicato il 13 Luglio 2020
Per otto anni ha assunto un farmaco contro la caduta dei capelli ed è rimasto impotente. L’esposto della vittima, un uomo di 35 anni, contro la casa farmaceutica, è finito sulla scrivania del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Mauro Clerici che apriranno un fascicolo d’inchiesta.
La sostanza sotto accusa è il Finasteride, principio attivo del Propecia, distribuito dalla Merck Sharp & Dhome, che l’uomo ha assunto dal 2007 al 2015. Le conseguenze – secondo quanto si legge nell’esposto – sono state “disastrose”, arrivando anche alle “modifiche morfologiche degli organi sessuali”. Cui si sono aggiunte altre conseguenze fisiche e psicologiche di diversa natura, come “mialgie e compromissioni del sistema gastrointestinale, nonché disturbi psicologici e comportamentali fino alla perdita della memoria”, ma anche “la depressione”.
Il 35enne non sarebbe stato neppure l’unico a pagare le terribili conseguenze del farmaco di cui ora chiede che venga impedita la commercializzazione. Nella querela sono raccolte le testimonianze di altri uomini nelle sue stesse condizioni, con l’obiettivo di sensibilizzare “affinché il farmaco sia prescritto con più cautela”.
Secondo quanto ipotizzato nel testo, gli effetti negativi modificano in modo permanente le cellule tanto che chi lo assume può avere danni anche molto tempo dopo aver sospeso la cura. La molecola, si legge, inibisce la conversione del testosterone in diidrotestosterone, quell’ormone che durante la pubertà sostiene lo sviluppo dei caratteri sessuali maschili. Quando è stata inventata, nei primi anni duemila, veniva usata contro “le ipertrofie prostatiche benigne”. Poi si è visto come funzionava anche contro la calvizie e dunque è stata riformulata per questo uso specifico. Eppure – sostiene chi denuncia presentata dall’avvocato Sergio Calvetti – ancora oggi non offre sicurezza sui risultati, mentre espone i consumatori “a un rischio irragionevole a fronte di una finalità esclusivamente estetica”.
Di fatto però già le prime ricerche avrebbero rivelato un effetto negativo sui genitali maschili, tanto che alle donne incinte era vietato anche solo avvicinarsi alla polvere del farmaco perché avrebbe causato danni al feto. L’esposto punta il dito contro la casa farmaceutica, “colpevole” di non aver considerato effetti collaterali, come l’infertilità maschile, e non aver fornito dati sulla frequenza degli stessi, venendo meno al principio di precauzione.
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